domenica 12 febbraio 2012

Fight Club

Il narratore è un  giovane impiegato insoddisfatto della sua vita e posseduto dai suoi mobili. Soffre d'insonnia e la sola cura che trova è frequentare dei gruppi per malati di cancro fingendosi uno di loro. Solo in questo modo il narratore riesce ad avere un po' di calore umano. Almeno finché non si accorge che c'è un'altra persona, una ragazza di nome Marla Singer, che fa come lui. Un giorno, su una spiaggia, il narratore incontra Tyler Durden. I due diventano inseparabili. E, dopo un po', Tyler invita il narratore a tirargli un pugno più forte che può nel parcheggio di un bar. Così nasce il fight club, dove chiunque può picchiarsi finché vuole. E l'idea avrà così tanto successo che Tyler Durden diventerà una sorta di nuovo messia.
Fight Club è il romanzo d'esordio di Chuck Palahniuk, scritto nel 1996, e da cui David Fincher ha tratto l'omonimo film cult con Edward Norton, Brad Pitt e Helena Bonham Carter.
La storia è anarchica, estrema, scritta con uno stile ipnotico che all'inizio scombussola un po'. Uno stile anarchico quanto la storia, fatto di ripetizioni, parole pesanti e senza eufemismi. Ma è anche geniale, perché rende ancor più partecipe il lettore e coinvolgente il romanzo, soprattutto nel finale a sorpresa, che mai ci si attenderebbe. Meglio comunque non leggerlo se si è deboli di stomaco, a causa dei contenuti crudi.

VOTO: 9

Norwegian Wood

Sull'aereo che lo sta portando ad Amburgo, Watanabe ascolta per caso una canzone dei Beatles, Norwegian Wood. D'un tratto, il passato lo riprende. Diciotto anni prima, nel 1968, aveva un amico, Kizuki. Kizuki si era suicidato lasciando la sua ragazza, Naoko. Un anno dopo, nel 1969, Naoko e Watanabe si erano rivisti, per caso, a Tokyo...
Il libro di Haruki Murakami è una storia di sentimenti dolci e disperati, di amori che si avvicinano e si allontanano continuamente, divisi dalla malattia e dalle morti. Watanabe si trova come travolto dall'amore, costretto a dividersi tra due donne, la fragile e segnata Naoko e la provocante e forte Midori, tutte e due segnate dalla malattia ma che l'affrontano in due modi diversi, l'una lasciandosi andare e chiudendosi in se stessa, l'altra esplodendo letteralmente di vita. E in mezzo c'è Watanabe, calmo e perbene, anche se a volte si lascia trascinare nelle squalide serate del cinico Nagasawa. Personaggi l'uno diverso dall'altro nella loro stranezza, nella loro 'distorsione', come direbbe Naoko, ognuno in un certo senso malato. Lo stile di Murakami è a tratti poetico e calmo, a tratti crudo e quasi violento, capace di coinvolgere il lettore e di lasciarlo anche spaesato, come durante 'il ritorno alla civiltà' di Watanabe dopo il soggiorno alla casa di riposo di Naoko. La fine è un po' prevedibile, ma comunque struggente.
Da questo libro è stato tratto un film nel 2010, selezionato a Venezia ma mai uscito in Italia.

VOTO: 10